mercoledì 30 dicembre 2009

Updates

Passate le feste, gabbato lo santo, torno brevemente per rettificare alcune nius.
- da fine agosto, sfidanzato: triste, mais c'est la vie. Si ricomincia a fare le vacche, in attesa che arrivi Mr Right;

- Cambiato lavoro, trovato un posto assolutamente splendido: capi umanissimi (e gay), collega splendida splendente sempre col sorriso sulle labbra, lavoro duro, ma soddisfacente. E una cucina a mia completa disposizione :P

- Ex capo passato per i sindacati, sganciato soldini, io goduto come un riccio;

Per ulteriori informazioni, rivolgersi in direzione

giovedì 16 aprile 2009

L'Aquila volerà ancora

Caro lettore, quanto tempo...
è più di un mese che non scrivo qua, e nel frattempo di cose ne sono successe. La più grossa, il terremoto a L'Aquila.
Da mezzosangue abruzzese (peligno, per la precisione), la tristezza è stata immensa, e più ancora la rabbia e l'orgoglio.
La tristezza per quei poveri cristi che sono rimasti sotto le macerie, per quei morti, per le loro famiglie, per la perdita che hanno subito.
La rabbia, perché come sempre in Italia si potevano evitare tante tragedie, perché questa tragedia poteva essere evitata. Perché il dolore è stato cavalcato come un lipizzano da parata da politici di calibro piccolo, medio e grande in tutte le televisioni e su tutti i giornali. Perché tanta gente si è stretta intorno a questa regione fiera e sfortunata essendoci costretta, un'altra volta, come al Friuli, all'Irpinia, al Polesine. Perché tanti altri hanno avuto il coraggio di scherzare su quasi 300 morti, hanno fatto battute di spirito, hanno colto l'occasione per riderci su. Una rabbia che non ha confini, e che da buon abruzzese difficilmente mi permetterà di perdonare, e certamente non di dimenticare.
L'orgoglio, di vedere un rugbysta fottersene delle macerie e dare una mano a salvare una vecchietta - bombola d'ossigeno inclusa - e rendermi conto che sì, chi ha assorbito una certa mentalità è fatto di una pasta diversa, in culo alla mentalità italiota! L'orgoglio di vedere gente pudica, schiva, che si ha pianto e piange i suoi morti per conto suo, e che ha ancora la forza di dire ai giornalisti "andate da un'altra parte". L'orgoglio di sapere che l'Aquila ricomincerà a volare, che la mia gente non si arrenderà.

E vorrei dire alle varie teste di cazzo giornalistiche, ecclesiali, governative e politiche in genere che si tenessero le loro elemosina pelose, le loro polemiche da sciacalli, le loro idee di grandezza sulla pelle della gente, le loro new town da beverly hills: non serve ai morti, non serve ai vivi, serve solo alle vostre facce di merda per farvi belli.

Le montagne de l'Aquila, di Sulmona, di Avezzano, vi hanno tenuti lontani per secoli. Speriamo che facciano ancora una volta il loro lavoro, e lascino passare solo chi ha rispetto per questa terra, chi ha rispetto per questa gente, chi entra in punta di piedi e dà una mano, senza aggiungere commenti.

mercoledì 4 febbraio 2009

ma vaffanculo vah!

Caro me,
questo blog sta assumendo sempre più i contorni di una specie di angolo degli sfoghi.

Ok, sono frustrato, lo so.

Però dai, non sono solo io a essere psicolabile... ammetterete (ammetterai, cioè, caro lettore) che un minimo di ragione ce l'ho. Mi spiego.
Ho 28 anni, mi sono laureato (5 anni del vecchio ordinamento, quindi una laurea seria) a 2004, e già lavoravo da più di un paio d'anni. Da 4 anni lavoro in un'agenzia di traduzioni dove il massimo cui si possa aspirare è un contratto a progetto, con uno stipendio che consentirebbe - al più - di non morire di fame.
Vivo in un paese in cui sembra che tutto vada alla rovescia: i ladri stanno in parlamento, i morti di fame vengono umiliati e - possibilmente - vessati con ogni possibile strumento, la scienza è un'opinione e la religione una certezza. Insomma, un paese di merda, sotto tanti punti di vista.

Guardando i TG o leggendo i giornali, la rabbia non può che aumentare, e non certo per colpa della crisi economica. Aumenta perché non c'è una notizia che sia una, non un fatto, non una cronaca: solo chiacchiere. Il ministro ha detto, il ministro-ombra ha replicato, il portavoce ha smentito, la portinaia conferma... Una sentenza definitiva? Opinione. Il delirio di un senatore pluri inquisito e condannato in via definitiva? Certezza. L'operato di un magistrato (sottoposto, per legge, a controllo di merito in II grado di giudizio, e a controllo di legittimità in III grado)? Persecuzione politica. Un senatore condannato per associazione mafiosa e imputato in almeno una decina di procedimenti penali? Un perseguitato.
Un giornalista osa raccontare un fatto, documentandolo riga per riga? E' uno sporco travisatore della realtà. Un ex giornalista diventato leccaculo del potente di turno dice una sua opinione? E' un fine conoscitore della realtà politica.

Scendendo di livello, passando alla vita quotidiana, le cose non vanno tanto meglio.
Dalla collega che osanna la hostess Alitalia andata al Grande Fratello ("ha fatto bene, ha sfruttato l'occasione, io avrei fatto la stessa cosa"), all'amministratore di un'azienda che - con investimento pari a zero - pretende una crescita del 30% in un anno, con la scusa che il settore "non risente della crisi"...
Per non parlare del fatto che la colpa non è mai di nessuno: dal ragazzino che ha partecipato all'atrocità sul disoccupato dato alle fiamme a Nettuno, all'assessore regionale lombardo all'Ambiente e tutela del territorio, che - condannato dal TAR ad abbattere 2 ville abusive - dice ancora "ho fatto un errore di valutazione". Tutti innocenti.

E tutti felici di pigliarlo in culo

domenica 11 gennaio 2009

quando il cervello è in vacanza

Cari lettori,
ossia caro me, mentre bevevo il caffè poco fa in televisione andava in onda un bellissimo dibattito culturale di alto profilo, con ospiti illustri e competenti, riguardante... l'oroscopo!
Pare insomma che Santaromanachiesa sia infastidita dall'onnipresenza dell'oroscopo nei programmi TV italiani, tacciandolo di becera superstizione e falsa idolatria.

Come dire: un cesto di lumache che da del cornuto all'asino!

Ben mi guardo dal difendere l'oroscopo, l'astrologia e qualunque altra forma di idiozia stellare. Ma che ad accusare tali idiozie sia proprio la chiesa, mi fa un po' ridere.
E a questo punto, fuoco alle polveri.

Ultimamente, per motivi professionali, sto leggiucchiando vari materiali molto interessanti, che vanno dalla Bibbia ai Vangeli, dagli scritti dei Padri della Chiesa ai più grandi filosofi degli ultimi 2500 anni. E non ho mai riso tanto in vita mia.
Si tratta però di risate molto, molto amare: sulla base di quelle chiacchiere, di quelle favole, di quei racconti - alcuni dei quali credibili come i deliri di un ubriaco di Tavernello - sono state decise le sorti di milioni, probabilmente miliardi di persone nella storia della civiltià occidentale.
Le popolazioni indigene dell'America del Nord e del Sud, gli africani, e gli stessi europei non credenti o "diversi" rispetto ai precetti di Santaromanachiesa, infatti, hanno alimentato roghi, ingrassato i campi e profumato l'aria con i propri corpi, solo per non aver creduto a "misteri della fede" quali l'immacolata concezione, l'infallibilità papale, il valore dei miracoli, o fregnacce belle e buone come donazioni fatte alla chiesa da imperatori e re. Millenni di potere costruito sul nulla, su qualcosa che non è dimostrabile, e che addirittura - a detta dei detentori del potere - non ha bisogno di essere dimostrato. Roba da matti!
La promessa di una vita nell'aldilà ancora oggi è benzina sul fuoco di vere e proprie pire su cui si stanno sacrificando migliaia di musulmani, di cristiani, di hindu, e chissà quanti altri in giro per il mondo. Quando si vedono poveri cristi che sono pronti a farsi esplodere, a farsi massacrare, a perdere famiglia, libertà e quant'altro in nome di un dio o di una dottrina religiosa, bisognerebbe fermarsi e fare un passo indietro.
E invece no, si insiste, sbandierando i precetti religiosi, somministrando perle di saggezza tratte dai racconti biblici - scritti da chi, quando, come, non è dato sapere - e si continua così a ingannare, a illudere, e a uccidere.
Sia chiaro, non ce l'ho solo con la chiesa cattolica, o con il cristianesimo in particolare. Ce l'ho con tutte quelle dottrine che impongono, in modo più o meno violento o sottile, scelte di vita che escludono la libertà di pensiero. Quando vedo una donna col burqa, o un uomo che storce la bocca davanti a un distributore di preservativi, o ancora qualcuno che inorridisce davanti a una macelleria, provo un'immenso scoramento. Perché ancora oggi, nel "terzo millennio" (ma in realtà i millenni di civiltà - o soi-disant tale - sono molti di più), l'ignoranza e la superstizione comandano ancora.
L'abbiamo visto davanti a scelte di coscienza, così come nella vita di tutti i giorni: referendum sull'aborto, sulla procreazione assistita, reazioni isteriche per una preghiera islamica davanti a una chiesa, o per un rosario detto davanti a una moschea. Ragazzi, sveglia: è come se uno si scaccolasse davanti a un quadro di Caravaggio. Non sarà chic, ma nessuno invocherà la forca per questo. Tale è, e tale dovrebbe essere nella mente di tutti, il valore di un gesto, di un simbolo, di un'abitudine, ed è ridicolo che ancora oggi vi sia chi sostiene il contrario, affidando a due pezzi di legno disposti perpendicolarmente un valore che non hanno. Una croce, in sé, non vuol dire nulla. I consigli morali dati da Gesù, già varrebbero qualcosa. Ma niente paura: la chiesa ha fatto di tutto per relegarli in un angolino dal quale probabilmente non usciranno mai.
E allora perché non cominciamo, una buona volta per tutte, a pensare alle cose serie, e lasciamo la fede, la speranza in una vita dopo la morte e le considerazioni etiche alla coscienza di ciascuno, e alla sfera privata?
Nella nostra qualità di esseri umani abbiamo modo di ragionare e di pensare a qualcosa di meglio e di più utile a tutti noi. Non saremmo neppure più costretti a comportarci come belve allo stato brado, grazie ai progressi tecnologici e scientifici, eppure - con tutto il nostro bel bagaglio morale, etico e religioso - continuiamo a vivere in questa fottuta parte di mondo a scapito di miliardi di poveri cristi nella stragrande maggioranza del pianeta.
E' questo che ci insegna la religione? Bene. Allora viva l'oroscopo! Oppure che so, viva l'Aspirina (non avrai altro FANS al di fuori di me, eccetto l'Aulin; non desidererai la pastiglia d'altri; onora il blister e la scatola; non masticarla; non dire falsità sulla Bayer; eccetera eccetera... non sono male come precetti, neh?)!
Rendiamoci conto che sono superstizioni, che sono cazzate cui ci aggrappiamo per mascherare la nostra ignoranza sulla natura, sull'universo e sulle sue origini, sul futuro e sul presente. Comodi palliativi che ci permettono di risparmiare tempo ed energia evitando di pensare. E rendiamoci conto, soprattutto, che queste superstizioni ci stanno costando molto, molto caro!