domenica 14 dicembre 2008

Lettera a Babbo Natale


Caro Babbo Natale,
Per la prima volta in 28 anni, mi rivolgo a te e ti scrivo una bella letterina.
Sai che sono ateo, non credo al nostro Primo ministro, e quindi - visto che ormai sono rimasto con una mano davanti e l'altra dietro - ho pensato di provarci, di affidare le mie misere richieste al tuo bonario sorriso barbuto.

Per quest'anno non voglio regali impacchettati sotto l'albero, né farò venire le emorroidi alle tue amate renne chiedendoti automobili, roulotte, o roba del genere.
Saranno cose molto semplici, sai che sono una persona alla buona. Per prima cosa, ti chiederei di affogare Hello Kitty in una vasca di acido solforico: in alternativa va bene anche lo spumante di Hello Kitty (un contrappasso coi fiocchi), ma non vorrei ti ferissi con i tappi.
Poi vorrei che la crisi economica che sta arrivando peggiori sempre più, fino a ridurre sul lastrico tutti gli italiani, e in particolar modo le classi medie, i piccoli imprenditori, e tutti coloro che hanno votato Berlusconi alle ultime politiche. Lo so che è una richiesta strana, non ti preoccupare: la speranza è che una volta che tutti si trovano col culo per terra, capiscano la cazzata che hanno fatto. Contestualmente, ti chiedo di portare un nuovo leader per la sinistra italiana, anzi, prima riportaci la sinistra, e prestaci uno dei tuoi gnomi come leader. Visti Veltroni, Rutelli & Co, sarà di sicuro un successone.
Se poi ti avanza un po' di spazio, ti chiederei di dare agli italiani un minimo di senso civico, giusto perché comincino ogni tanto a prendersi qualche responsabilità, a pagare le tasse, a rispettare gli oggetti e i luoghi pubblici; che i ministri dei trasporti capiscano che uccide di più la lentezza che la velocità, in autostrada, e che magari prima di dare la patente alla gente bisognerebbe insegnare a guidare; che i giovani capiscano che non tutti sono nati per esser dottori; che i cacciatori di teste si rendano conto di essere una categoria inutile; che i nostri imprenditori, soprattutto, siano consapevoli di essere in larga misura inetti, e che non è facendo le zecche e spremendo fornitori e collaboratori che si cresce e si crea sviluppo.
Inoltre ti chiederei di mandare in pensione la Josephine - B16, e di accendere nella testolina delle persone la scintilla che faccia capire loro che li stanno pigliando per il culo da duemila anni: che cazzo c'entra un prete con l'aborto, con i gay, con le coppie di fatto, con l'AIDS? Ti prego, fa che si tolgano definitivamente di torno, che dicano "Avemo sbajato", e chiedendo scusa scompaiano...
Infine ti chiederei di farmi avere un contratto di lavoro serio, dopo 7 anni di partita IVA e 4 di Contratto a progetto: ti giuro, non voglio diventare ricco, vorrei solo riuscire a pagare tutte le tasse che devo, magari prendere casina per conto mio - senza comprarla, ci mancherebbe - e cercare di farmi la mia piccola vita.

Caro Babbo Natale, ho esagerato eh? Vabe', senti, visto che anche per te ci sarà crisi, scegline una a caso, e fai tu. Tanto peggio di così sarà difficile che vada, finocchio ormai lo sono già, quindi a prenderlo nel culo ci sono abituato. Se proprio vuoi, almeno mettici un po' di sputo.

Buon lavoro per i prossimi giorni, e salutami le renne
Fjo

lunedì 27 ottobre 2008

RUBRICA: Il Bestiario della Zia

Torna a grande richiesta (mia) il bestiario, con una nuova perla (l'autrice è sempre la stessa, prolifica di figli quanto di stronzate):

A- Ci hanno chiesto di organizzare un viaggio in Toscana, e vogliono andare anche alle terme sempre in zona

B- (con entusiasmo) Mandiamoli ad Abano

A- Guarda che Abano è a Padova

B- Appunto, allora va benissimo

venerdì 24 ottobre 2008

Sapesse, contessa...

Che cosa m'ha detto un caro parente dell'occupazione! Che quella gentaglia rinchiusa lì dentro, di libero amore facea professione. Del resto, mia cara, di che si stupisce: anche l'operaio vuole il figlio dottore. Lei pensi che ambiente che può venir fuori! Non c'è più morale, contessa.
(P. Pietrangeli, 1966)

Questa la cantava mio nonno 40 anni fa in piazza. La cantava mia madre 30 anni fa, in piazza. E anche oggi ci starebbe proprio bene, se solo qualcuno se la ricordasse.

Stamattina mentre andavo al lavoro ho visto sfilare un corteo di liceali che andavano in manifestazione. Tutti precisi, vestiti bene, educati, tutti sul marciapiedi, attraversavano ai semafori e sulle strisce. Mi hanno fatto un po' di tenerezza, e avrei voluto tanto unirmi a loro.
Allo stesso tempo, però, mi sono incazzato come una bestia. Perché non è giusto. Non è giusto che si continui anno dopo anno a mutilare ulteriormente la scuola. Non è giusto che si taglino fondi alle Università, che si tolga forza all'Istruzione, che si renda sempre più difficile creare un'istruzione di qualità moltiplicando nomi e titoli, e sottraendo al contempo i soldi.

Non è giusto che in una città come Milano non vi siano più istituzioni universitarie pubbliche veramente selettive, che non vi sia un principio di meritocrazia feroce, finalmente ripulito da ogni ombra e da ogni macchia di clientelismo, di raccomandazione, e di leccaculismo.
E non è giusto che un governo faccia leva sui problemi della scuola e dell'università per dar loro il colpo di grazia, per stroncare definitivamente la speranza di poter migliorare le cose.
E non è giusto che l'università privata conti solo qualche esempio di serietà, a fronte di un mare di merda, che perle autentiche come le accademie, le scuole di specializzazione e grandi istituzioni vadano sputtanate trasformandole in fondazioni (vedi SSIT, Paolo Grassi, ecc.).
Non è giusto illudere milioni di studenti e migliaia di universitari, prendendoli per il culo sul loro futuro. Non è giusto che le aziende ne sfruttino le capacità senza dar loro nulla in cambio. Non è giusto che persone come alcuni imprenditori che conosco fin troppo bene facciano uso sistematico di stagisti, contratti a progetto e partite IVA per arricchirsi.

Non è giusto che mio nonno, che oggi non è più qui, abbia dato l'anima, abbia preso mazzate, abbia fatto la fame per lottare contro tutto questo oltre 40 anni fa. E' per rispetto a lui, e ai milioni di persone che come lui hanno creduto in un futuro migliore per tutti, che ora sono incazzato. E ho la sensazione che lo sarò sempre di più.
A te, piccolo grande uomo.

Compagni dai campi e dalle officine, prendete le falce e impugnate il martello...

lunedì 15 settembre 2008

Terminal 5, ovvero anatomia di una sconfitta

Caro Me,
Bentornato finalmente sul blog. In sti giorni fra influenza, lavoro, voglia di fare un cazzo, ma soprattutto il ritorno del Sig. Omino, abbiamo trascurato un po' la nostra cronaca britannica. Ma d'altra parte, chi se ne frega.

Oggi tocca a un argomento molto spinoso, e molto sentito nel mondo anglosassone, sia esso Albionico, Yankee, Wallaby, Bokke, Kiwi o Giubbe rosse: la sicurezza.
Ebbene sì, britannici, statunitensi, australiani, sudafricani, neozelandesi e canadesi si sentono ormai dal lontano 2001 nel mirino dei terroristi. I britannici in realtà anche da prima, special thanks to the Irish Republican Army - Provisional Branch, che negli anni 70, 80 e 90 si è data da fare per tenere sulla graticola i cittadini di Sua Maestà la Betty II.
Ora... al di là del fatto che sti terroristi si son fatti vedere sì e no 3 o 4 volte, e in ogni occasione non si è mai avuto la certezza matematica che fossero proprio loro i responsabili degli attentati (vedi: WTC, lettere all'antrace, ambasciate USA in Kenya e Tanzania), c'è da dire che a volte sarebbe il caso di interrogarsi sul perché facciano i cattivi, ma questo è un discorso lungo e spinoso che per il momento lascio da parte.
Quello che mi ha sconvolto, caro me stesso, è vedere come in sostanza questi terroristi - che non si sa neanche chi siano o se esistano davvero - hanno vinto!!
Napoleone e mille altri strateghi sono in lacrime!! Questi non si sa neanche chi siano, non si sa neppure se ci siano, ma hanno vinto. E alla grande, anche.
Ora mi spiego: Londra è una città enorme, grande come la provincia di Milano (e forse qualcosa in più), ha milioni di abitanti delle più diverse origini e classi sociali, è ricchissima e poverissima, ha risorse enormi, e soprattutto, ha una paura fottuta. Di che cosa non si sa, ma ha paura.
Dimostrazione ne sono gli annunci in metropolitana (Please make sure to take all your belongings with you, oppure Every baggage left behind will be examined by the Police). Dimostrazione ne è la penuria di cestini dell'immondizia in città, e la totale assenza al Terminal 5 di Heathrow.
Certo. Un gioiello di modernità, 1 km di gates, roba che più che al check-in sembra di stare alle casse dell'Ipercoop, e neanche 1 straccio di cestino. Ma non solo. Ciò che più incute rispetto è la preparazione minuziosa degli addetti al check-in. Esempio:

- Good morning Sir. Can I see your ticket?
- Good morning, yes, of course.
- Did you put anything in your suitcase?
(risposta vera) - Just my belongings
(risposta che avrei tanto voluto dare) - No, it's empty, I take it with me because it's sooo cool to have one.
- Did someone give you something to carry on the plane?
(risposta vera) - No, no one did.
(risposta che avrei tanto voluto dare) - Yes, a man with a long beard and a strange hat gave me a bunch of strange red candles with a clock on it, can you hear this "tick-tock"?

[A- Buongiorno Signore, potrebbe mostrarmi il suo biglietto?
B- Buongiorno. Certo, eccolo.
A- Ha messo qualcosa nella sua valigia?
B- Effetti personali
B- No, è vuota, me la porto dietro perché fa taaanto scic
A- Qualcuno le ha dato qualcosa da portare sull'aereo?
B- No, nulla
B- Sì, un signore con la barba lunga e uno strano copricapo mi ha dato un mazzo di candele un po' strane con una sveglia sopra, lo sente questo tic-tac?]
... Se un carabiniere ci avesse posto le stesse domande, tempo 2 secondi tutta Italia avrebbe riso della nuova barzelletta sui carabinieri. Gli inglesi, invece, prendono la cosa terribilmente sul serio. Idioti.
Anche perché, passato questo interrogatorio degno di "Scemo & Più Scemo", si passa il controllo sicurezza. E lì le cose si fanno seriamente: via zaini, borse, portafogli, cinture, giacche, e persino le scarpe. Menomale che avevo già cagato al mattino, sennò...
Metal detector, altro metal detector, palpatina, e poi "You can go Sir, thank you".

Peccato che l'accendino sia passato indisturbato, e che a 20 metri (circa 30 passi) dal controllo sicurezza ci sia un lussuoso negozio di Harrods - Food Hall che vende... la Chartreuse. Settantun gradi di morbidezza, in pratica, benzina. E almeno 6 profumerie che danno man forte.

Ma porcaputtana... ma allora mi avete preso per il culo per una settimana. Adesso, scusate, ma memore di un vecchio ministro degli esteri sovietico, vi preparo un bel cocktail: Chartreuse, pezzo di straccio, accendino. E vediamo chi si sente più sicuro.
Buona digestione!

sabato 30 agosto 2008

Da Savile Row agli stracci, ovvero: le contraddizioni di un paese


Caro me,
Continuo con lo sproloquio a proposito della Perfida Albione (d'ora in poi, semplicemente P.A.). Questa volta prendo di mira però un aspetto apparentemente superficiale, ma che in realtà rispecchia in modo profondo la mentalità schizofrenica di un modo di vivere unico al mondo. NOn voglio parlare di popolo o di cultura, dato che ormai Londra e in generale la P.A. sono divenute terra di conquista da parte di tutte le etnie presenti nell'orbe terracqueo, e quindi onn avrebbe senso parlare di nazione. Ha senso però parlare di modo di vivere, che per tutti i presenti ha un minimo comune denominatore: la schizofrenia, appunto.

Londra è famosa, almeno in certi ambienti, per essere la città di Savile Row, la strada dei migliori sarti da uomo al mondo. Effettivamente, passeggiando per quella via, si vedono vari atelier - uno dei quali fornitore ufficiale dell'Imperatore d'Etiopia, nientepopodimeno... - in cui sarti dall'aria vagamente massonica se ne stanno indaffarati intorno a modelli, tessuti, macchine per cucire, ecc. Ed è qui che nascono i grandi abiti classici da uomo, i tight, i completi alla marinara, i battichiappe e i doppiopetti più fini del mondo.
Ma basta fare pochi metri in più, e ributtarsi nella caotica Regent's Street, per vedere uno sciame di britannici che definire vestiti è già di per sé esagerato. Sono coperti, non sono vestiti! L'Inghilterra è il paese in cui il turista italiano si nota prima di tutto per come è vestito, e in cui l'indigeno medio sembra fare apposta a giocare a moscacieca con il guardaroba.
E questa è solo la prima spia di quella personalità sdoppiata. Un altro piccolo esempio lo si ha guardando i paracarri per strada, rigorosamente in ghisa massiccia e solida, e poi i palazzi dei quartieri più vecchiotti, tipo Soho: in alcuni casi, fra un palazzo e l'altro vengono messi dei puntelli di sostegno, perché se c'è un "buco", ossia, un palazzo più basso in mezzo, c'è caso che i due edifici adiacenti decidano di crollarci sopra. Ovviamente, centine e puntelli sono in legno, che con il clima tipicamente desertico della P.A. è destinato a durare secoli...
La città è pulitissima, molto più di tante nostre città italiane che pur essendo grandi un ventesimo di Londra, vantano il doppio di storia e di patrimonio culturale. Eppure, provate a cercare un cestino! Pare quasi che sia un disonore, piazzare un cazzo di cassonetto da qualche parte, dove un turista possa gettare - per esempio - un mozzicone di sigaretta, piuttosto che un fazzoletto usato o una confezione di un sandwich.
Dulcis in fundo, la metropolitana. Chilometri e chilometri di Tube, uno dei sistemi più pratici e collaudati del mondo. Annunci su annunci per la sicurezza, Mind the gap, Take all your belongings with you, ma provate a cercare un'uscita di sicurezza...! A Milano non ce ne sono, ma scale e scale mobili sono ampie, e la profondità massima di rado raggiunge i 50 m sotto il suolo. A Londra le scale sono poche, strette e interminabili, e la profondità dei tunnel è veramente profonda!! (vedi la fermata della DLR di Bank, o anche solo della Central Line). E i tunnel sembra che siano fatti letteralmente a misura per i treni. Guardando la Linea 1 del metrò milanese, le gallerie sembrano autostrade, in confronto.

Grazie a me stesso per l'attenzione, baci e abbracci

martedì 26 agosto 2008

Where's Britain - ovvero: Excuse me, can I have a Briton, please?

Cari lettori, cioè caro me,
Ecco la prima puntata dell'inchiesta sociologica commissionata da me stesso e da me stesso eseguita in terra Albionica.
Verte essenzialmente su un punto: quante stronzate ci sono state inculcate sulla Gran Bretagna e sui propri abitanti.

Una volta si parlava di Londra come della città in cui tutti fanno la coda, in cui tutto è preciso e ordinato, e in cui la puntualità è un tratto imprescindibile. Ebbene, sticazzi!
Secondo i più diffusi e autorevoli dizionari, la coda è una fila ordinata di persone che attendono di accedere a qualcosa - un luogo o un servizio. A Londra non ne ho vista neanche l'ombra, né davanti agli sportelli, né per i mezzi pubblici, e stendiamo un velo pietoso sui "sensi di marcia" nei tunnel della metropolitana - con tanto di cartello "Keep Left" preso ampiamente per il culo.
Una volta poi saliti su un autobus, su un treno o entrati in un qualsiasi luogo, è sconvolgente quanto i britannici siano assai poco educati. Gli italiani sono per definizione casinisti, zozzoni e volgari. Gli inglesi in compenso sono direttamente vandali (ovviamente, la generalizzazione ha un puro scopo esemplificativo, anche se non si arriva tanto lontano dalla realtà), o per lo meno zozzoni tanto quanto "noartri": sotto un bel cartello "keep your feet off the seats", che cosa vedevi se non un paio di piedi appoggiati?
Senza prendere in esame le cartacce gettate ovunque, l'assenza quasi penosa di cestini e cassonetti, i residui di vomito in giro, eccetera eccetera eccetera...
Da ultimo, una breve considerazione sulla concentrazione di emigrati nella città: a Mile End, per km e km non si sente parlare inglese, né si vede un biondo figlio di Albione neanche a pagarlo.
Il che è un filo inquietante, visto che di integrazione se ne vede ben poca, e anzi, come vedrò più avanti, ce n'è sempre meno!

Insomma, rivoglio il classico Mister inglese con vestito "fumo di Londra", bombetta e ombrello, quello che si indigna se uno spinge in coda e che aborrisce ogni forma di sporcizia, che conserva il suo aplomb in qualsiasi situazione.
Ma mi chiedo anche: è mai esistito?

mercoledì 20 agosto 2008

This is the land of a thousand... Pounds?

Cari lettori (cioè io), bentornato a me!

Dopo questa breve gita nella capitale albionica, l'antica Linn Dhunn (o come cacchio si scrive in gaelico), ho deciso che avvierò una serie di interventi al fine di rendere edotte le vostre menti avide di sapere sulle osservazioni compiute in terra Britannica.

Grosso modo gli argomenti saranno:
1) Where's Britain? - Ovvero: o sono tutti lampadati, o in tutta Londra ci sono sette o otto inglesi;
2) Da Savile Row agli stracci, le contraddizioni di un paese;
3) Terminal 5: anatomia di una sconfitta;
4) Illuminazione e buio.

Si conterà anche sul supporto fotografico - se riesco a capire come cazzo si fa a inserire le immagini.

Prossimamente su questi schermi

lunedì 11 agosto 2008

vigilia

La valigia è pronta, il biglietto fatto, come pure il check-in telematico. L'albergo prenotato. Il bagaglio a mano pronto. Fra poco mi siederò a tavola, cenerò, bestemmierò contro il TG, come tutte le sere.
Ma stasera è diversa.
Stasera sono già atterrato a Londra, sono già lì che mi guardo intorno per capire da che parte devo andare. Anzi no, sono già arrivato a Cannon Street, e guardo il bar, con la sua insegna.
E stasera so anche che è lì. Mi aspetta.
Stasera sono già in albergo, sono a Hyde Park, a Covent Garden, sono davanti al Cutty Sark a scattargli foto idiote, e ho già ordinato una birra da Firkin & Funnell a Greenwich.
E sono anche al cinema a vedere Mama Mia e Kung-fu Panda con lui.
Stasera sono già arrivato, non sono solo partito...

lunedì 4 agosto 2008

Wilkommen in dem Italienischen Kleinen Reich

Italiani!
E' giunta l'ora delle decisioni irrevocabili!
Siete contenti di avere i militari nelle strade? NOO? Ma come?!
Centinaia dei migliori manzi allevati dalle cure amorevoli dell'Esercito Imperiale, pronti e impacchettati nella loro tutina mimetica, che pascolano liberi per le vie della città. E voi non siete contenti?
INGRATI, ecco cosa siete!
Non percepite la sicurezza che vi danno i toni del verde e del marrone? Non vi sentite più tranquilli davanti a quei fucili d'assalto nelle capaci mani dei nostri combattenti? Bah... siete proprio un popolo bue!!!

E pensare che Mephisto La Russa ci ha messo tanta cura e tanto impegno per tirarli a lucido. Persino la Presty si è fatta il bidé prima di andare a salutare le truppe schierate all'estrema difesa delle nostre città.
Dai, su, non fate i bambini. Tanto non c'era mica bisogno dei soldati in strada per trasformare questo paese in una dittatura: lo era già prima ancora che voi nasceste, testoline di pene. Solo che i vostri crani fallici non se ne sono mai accorti: sono bravo in queste cose, lo so, d'altra parte sono 30 anni che vi trombo allegramente, altro che Benito.... Lui è stato un genio, sia chiaro, in meno di 5 anni è riuscito a prendervi per le palle e voi eravate (quasi) tutti contenti.
Io ci ho messo un po' di più... ma che soddisfazione vederli passare uno a uno... Bettino... Arnaldo... persino Giulio si è dovuto fare da parte! E adesso ragazzi, comando io.
Vabe', ovvio, mi faccio dare una mano: non è che posso far tutto. L'Italia, Mediaset, il Milan, le mie aziendine off-shore, oh, parliamoci chiaro, ho settant'anni suonati, datemi un po' di tregua!
Poi al sud ho i miei amichetti di sempre, in Sicilia, in Campania, in Puglia, in Calabria... sono bravissimi, non c'è che dire, ma mancano di stile... mancano di visione d'insieme, anche se gli ho fatto aprire filiali giù al Nord. Tipo i napoletani: imprenditori di prim'ordine, ma tutto quel sangue... bleah. Un po' va bene, ma poi stufa, sporca. E la gente bisogna tenersela buona con le buone, perché così poi le cattive le capisce meglio.
Date retta a zio Silvio: ingrassateli, fategli comprare casa, la macchina nuova, magari anche la casetta al mare. E state tranquilli che non romperanno più i coglioni.

Oh... adesso vado a passare in rassegna gli 8 milioni di eur... ehm... di baionette che han consegnato stamattina.
Italiani! Fate il vostro dovere: andate in ferie, e rosolatevi per bene.
Sui vostri destini vegliamo noi, non vi preoccupate...

B

... ZanzaraOrso answering!

Pounds: presi!
(sia quelli intesi come carta moneta, sia quelli intesi come libbre, vista la panza che avanza - sta stronza)

La Betty II avrebbe bisogno di un restyling, però vabè...

domenica 3 agosto 2008

London calling...

Oh, finalmente si appropinqua la partenza.
Ho preparato la lista-valigia una settimana fa, e sono qui che scalpito come un cinghiale che sta per caricare (con finezza, con la zampina che gratta delicatamente il terreno mentre sgrunto ritmicamente).
Volo: prenotato!
Albergo: prenotato e confermato!
Carta di credito: carica e pronta al suicidio!
Trolley: pronto!
Macchina fotografica: pronta!
Beauty: pronto!
Vestiti: lavati & stirati!
Ok... lo so che mancano ancora 10 giorni. Ma aspetto queste ferie da mesi, dopo un'annata fecale in cui l'unica isola di serenità e tranquillità stava a 260 km da me, e ora proprio non ce la faccio a star fermo :o)
E poi ho voglia di rivedere il mio isolo felice, quel bell'agglomerato di cellule chiamato Fabio (si ringraziano in particolare Labruna e Lorazio per il lavoro svolto), che ormai non vedo da un mese.
Insomma... TOGLIETEVI DALLE PALLE CHE DEVO PARTIREEEE!!!

mercoledì 30 luglio 2008

Come osate...?

[accento da baüscia milanese]
No... dico... ma vi pare? Come osate??
Come osate interrompere la circolazione delle metropolitane suicidandovi sulla linea 1? Stiamo scherzando? Qua c'è gente che lavora, gente che produce, non c'ha mica tempo da perdere!
E come osi tu ragazzino diciottenne farti ammazzare a Gardaland mentre raccogli una cartaccia? Ma disi, non potevi stare più attento, testina! Adesso vado in direzione e mi faccio rimborsare il biglietto: ho pagato, io, e pretendo un servizio!
E poi tutta la gente che si lamenta che i prezzi son cari: huei, gente, il mondo è una giungla, se vuoi arrivare, devi farti il culo, te gh'et de fass el parioeu, capito?
Ma non lo so... dove andremo a finire di questo passo?
[fine delirio]

sabato 26 luglio 2008

egoismo e pigrizia

Stasera sono molto pensieroso.
Sarà la stanchezza che quest'anno si sta facendo sentire più del solito, sarà che Fabio mi manca un sacco, sarà che è un periodo di fasi alterne, a tratti molto positive, a tratti negative, più spesso solo tediose. Ma è un periodo di tempo che penso, strano a dirsi, neh?
Stamattina per esempio riflettevo sull'Italia, sulle tante cose che in questo momento mi provocano reazioni inconsulte, bestemmie, incazzature e odio. E ho concluso che il più grande male del nostro paese è la nostra mentalità
Mi spiego.
Noi italiani abbiamo due grandissimi vizi, che sono l'humus su cui proliferano tutte le magagne del Bel paese (non quello che vende il lattaio): l'egoismo più o meno latente, e la pigrizia mentale.
Il primo è quello più evidente: il motto della Repubblica potrebbe benissimo essere "incula il prossimo tuo e sarai premiato". Siamo il popolo il cui obiettivo principale non è realizzare un sogno, ma inculare il prossimo, fregare la gente, spremere, limare, e rischiare il meno possibile. Gente che fa carte false per 50 euro in meno di tasse, che prima s'inventa l'inganno e poi fa la legge, che non riesce a fare le cose civilmente neppure quando si scaccola il naso. Esempi: la fila alle poste, in cui tutti stanno col coltello in mezzo ai denti perché ci sarà sempre qualcuno che cercherà di passare davanti; il buttare la carta delle sigarette per terra a meno di 40 cm dal cestino più prossimo; sbattere la macchina in seconda fila per delle mezz'ore fregandosene di chi ha posteggiato regolarmente. E queste sono solo le inezie. Ci sono poi presidenti del consiglio che usano il parlamento per sistemarsi le proprie beghe - vere o false che siano, un processo in tribunale non dovrebbe spaventare nessuno che sia davvero innocente; ci sono parlamentari che pur di non perdere il cadreghino hanno cambiato più partiti che calzini; ci sono amministratori pubblici che letteralmente distruggono aziende e istituzioni, e guadagnano in un anno più di quanto un'azienda di medie dimensioni possa produrre in 10 anni.
La pigrizia mentale invece è più subdola, colpisce più di rado, ma con danni assai più potenti. Una specie di atomica sociale, insomma. La pigrizia è quella che ha prodotto una legge sulla fecondazione assistita che è un vero aborto giuridico e umano (il pensiero della chiesa ha evitato a milioni di persone lo sforzo di usare il proprio, di pensiero...); che fa sì che si spendano miliardi di euro per ricercare, arrestare, processare e poi liberare i clandestini, ma che non si spenda un euro per evitare che quei clandestini debbano emigrare dai loro paesi; che nelle scuole guida si insegni ancora alla gente a suicidarsi in macchina, che si creino leggi e decreti per evitare le stragi del sabato sera, ma che non si insegni alla gente a guidare. Che fa nascere leggi proibizioniste, ma che impedisce un'educazione attenta e profonda sul sesso, sulle droghe, sull'alcol. E di esempi ce ne sarebbero altre centinaia.
Allora a questo punto mi chiedo: perché?
Perché non siamo capaci di creare istituzioni che funzionino davvero? Perché migliaia di studenti si ostinano a iscriversi all'università pur sapendo benissimo di essere delle capre, e non si tolgono dalle palle per far posto a chi è davvero capace? Perché centinaia di datori di lavoro cosiderano i dipendenti/collaboratori come limoni da spremere, e perché migliaia di lavoratori considerano lo stipendio come un diritto acquisito, e il lavoro come una sporca necessità da evitare ogni qual volta è possibile? Perché la gente non impara ad ammettere i propri limiti, e non comincia a rimboccarsi le maniche e a fare almeno il proprio dovere?
Non è una questione di destra, di sinistra, di ricchi o di poveri. Si tratta solo di bene comune, ossia la somma del bene di ciascuno di noi.

JFK disse, e Falcone citava spesso, questa frase:
"Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni.
Questa è la base di tutta la moralità umana."

Evidentemente, il nostro non è un paese morale.

mercoledì 23 luglio 2008

Non ho parole

Anzi, no, sticazzi... ne ho tante... anche troppe!
Quando si dice che la merda cambia colore, ma la puzza resta uguale... Ovviamente sto parlando del mio capo, Colui-che-vale-più-di-un-maggiore-ma-meno-di-un-generale. Ho appena avuto la riprova di quali vette eccelse possa raggiungere la grettezza umana, e tutto questo grazie a LUI, fulgido esempio di integrazione fra il peggio dell'Abruzzo e la feccia genovese. Dovrei proprio ringraziarlo per la sua immane generosità nel prodigare figure di merda degne dei momenti più alti della Presidenza del Consiglio targata Arcore.
Allora: un cliente procurato da suo figlio, degno erede del padre, mi chiede una traduzione in cinese, asseverata e legalizzata (gli iniziati capiranno di quale rottura di minchia si tratti). Naturalmente, in no time. E sfrange talmente le palle, questo simpatico avvocatino dal nome che ricorda il "traghettatore delle anime" di dantesca memoria, che alla fine ci prende per sfinimento e faccio partire la traduzione. Sì, proceda, abbiamo una fretta del diavolo, il cliente è fondamentale, figuriamoci se non paga. Poi 4 giorni di silenzio, e infine, la richiesta di sospendere tutto. Peccato che in the meantime il lavoro fosse già pronto. 2.500 euri di roba.
Totale: il cliente dice che non ha firmato nulla, quindi non ha intenzione di pagare. Sub-totale: Fjodor, sei un coglione.
Avviso immediatamente the Boss, e propongo uno scontissimo al cliente. Nada.
Riprovo: nada. Insomma, alla fine costui ci comunica ufficialmente che non paga. E ci dobbiamo tenere sul groppone 2.500 euri di roba.

OK. Mea culpa, mea culpa, meamaximaculpa (gesto; frattura di 2 costole). Cenere sul capo, mi tengo i miei insulti e amen. Intanto, tiro su i conti del mese, e risulta che siamo sopra del 70% rispetto ai mesi standard, e questo grazie a 2 clienti gestiti, allevati, coccolati e nutriti da moi. Lo faccio presente - umilmente - a Colui, dicendo che insomma, alla fin fine, mi sto facendo perdonare. Sorride, non dice nulla.

Oggi mi chiama in "sala riunioni" (mancano solo i rubinetti, e poi potrebbe essere spacciata per il terzo cesso dell'ufficio), e mi dice "Sai, stavo pensando che sì, insomma... per recuperare quei 2.000 e passa euro... magari... non so... non potresti fare qualche traduzione extra? Per esempio, c'è il sito che sarebbe da aggiornare con delle traduzioni in inglese... ecco... Quindi se potessi occupartene tu, per quanto riguarda il tipo di discorso..."

...
io basito
...

Ma subito mi viene in mente una cosa. E accetto, sorridente, di fare io quelle traduzioni.
Certo, ci mancherebbe!

Eh sì, caro il mio testa di merda, le farò proprio io quelle traduzioni. Ufficialmente.
Vai a scovare tutte le cartelle che affiderò a traduttori madrelingua, e che spalmerò su 4 o 5 lavori. Così, caro il mio testa-di-prostata, non solo prenderai nel culo i primi 2.500 euro, ma prenderai nel culo anche le cartelle di lavoro che "farò io". E stai tranquillo che userò il traduttore più caro della nostra scuderia, sai com'è, è un fatto di qualità...

Non ti sono bastate le centinaia di ore di straordinari che ti ho regalato? I sabati e le domeniche passati a guardare la posta per consegnare testi? Le ferie spostate all'ultimo per farti un favore? Le corse a destra e a manca ad asseverare lingue che non sapevo neanche esistessero, per farti guadagnare 42 euro rischiando la galera?
Evidentemente, no.

E allora, da oggi ti farai bastare le 8.00 ore spaccate che dedicherò alla tua azienda di merda. E ti farai bastare la voglia che avrò di lavorare, a seconda dei giorni. Vuoi mettermi alla porta? Fallo.

Poi però non lamentarti, se non avrai più neanche la porta...

lunedì 21 luglio 2008

il cibo

A volte mi vien di pensare che sono stato fortunaterrimo a nascere in Italia anziché in Finlandia. OK, non sto delirando, mi spiego: ve l'immaginate crescere a pane e renna? A non sentire mai il profumo di un pomodoro, lo scricchiolio di una carota mal lavata sotto i denti, il piacevole pizzicorio delle melanzane o del pecorino homemade, il benefico peso della cassoeula, l'aroma enigmatico di uno spicchio d'aglio che ha deciso di soggiornare nello stomaco per qualche giorno??
No, io senza cibo nun je la farei!
Esempio: ieri sera cena dall'Esimia, a base di pici con sugo di carne, seguita da vasca di gelato al cioccolato in 4 varianti. Rosso di Montefalco e Recioto a lucidare i condotti.
Ma come si fa a vivere senza tutto ciò?? Come si fa a sopravvivere a patate lesse, a scatolette, a cibi confezionati?
O senza caffè serio. O senza pizza, focaccia, pezzi di rosticceria, piadine, tigelle, crescioni, burlenghi, gnocchi fritti, pucce, calzoni, ecc.
Insomma, almeno in questo, W l'Italia.
E fanculo ai fautori del sashimi, del tandoori, della nouvelle cuisine. Sì, ok, è tutto buono. Ma prima di parlare di sashimi, assaggiate i mondeghili, un timballo di pasta, i tajarin coi fegatelli, la trippa, o una banalissima frittata fatta come si deve. E sant'iddio, basta con sto Nero d'Avola, ha rotto le palle! Ci sono vini spettacolari in Italia, dal Sangiovese al Taurasi, dal Gavi al Pecorino (sì, c'è un'uva - e un vino - che si chiama così), dalla Freisa all'Aglianico, ecc. ecc.
Non è una questione di nazionalismo o di Made in Italy: è che vi perdete veramente tanto.
E se proprio insistete, cazzi vostri, non sapete che cosa vi perdete!
burp!

domenica 20 luglio 2008

oggi no

oggi non sono in vena... sarà che il tè delle cinque mi è rimasto sullo stomaco, sarà che ho appena fatto il bagno nella candeggina mentre lavavo la pattumiera... bah... oggi va così.
Mi darò allo sgrassatore, magari a furia di respirarne mi scende un po' sta cazzo di pancetta :o)
(perché riesco a essere idiota anche quando ho il cervello in overload? bah... devo chiamare un neurologo e chiedergli se esiste un'area apposta per la coglionaggine: la mia deve essere bella grandina).

venerdì 18 luglio 2008

RUBRICA: Il bestiario della Zia

Comincio una nuova rubrica, in cui inserirò alcune perle che trovo sui vari testi che rivedo, o sulle mail di clienti e fornitori, o che scrivo io - perché modestamente, quanto a cazzate son secondo a pochi:

- Senta, ma allora quanto ci consuntivate per questo lavoro?

B- Scusa, ma il pranzo al sacco come si dice in inglese?
Z- Packed lunch
B- Ah, non pocket lunch? (B. è laureata in inglese, n.d.Z.)

- Okeizziamo il preventivo.

Di sto passo, la prossima puntata a breve.

ok, cominciamo...

Di questi giorni la notizia di una sentenza di tribunale (cassazione? boh, nun me ricordo) in cui si acconsente all'interruzione dell'alimentazione forzata di una povera crista che da 16 anni vegeta in un letto d'ospedale.
OK, l'argomento è parecchio spinoso, lo ammetto. Anche se mi verrebbe da dire che in realtà l'argomento in sé non è per niente spinoso, ma che è stato reso tale da una piccola cosa. Una cosina che si chiama cattolicesimo, e che si esprime sotto varie forme nei quattro angoli del pianeta (che anche se è rotondo, i suoi begli angoli ce li ha lo stesso). Il fatto è che grazie a una determinata visione del mondo, fatta propria e in parte generata da chi si rifà alla dottrina cattolica, o alla fede cristiana più in generale, oggi come oggi nessuno può dire di essere del tutto padrone della propria vita. E della propria morte, che ne è la naturale conclusione.
Nulla conta il fatto che una persona esprima la propria volontà nel pieno delle proprie facoltà, né che nulla e nessuno abbiano ancora dimostrato un'appartenenza dell'essere umano a qualsivoglia ente superiore - che a sua volta non ha ancora palesato la propria esistenza. Insomma, a me sta sul culo che tu decida di non soffrire, quindi stai qua e muori agonizzando, full stop: questo pare essere il ragionamento che anima tante testoline più o meno clericali in Italia e nel resto dell'orbe terracqueo.
Be', se non si fosse capito, a me non sta bene. Io voglio andarmene come voglio io, non come vuole qualcun altro. Non ho potuto dirigere io l'apertura del sipario su questa vita, almeno che l'uscita di scena la decida io!
Come si fa a dire a un malato terminale - di cancro, di AIDS, di diabete, di Parkinson, o di qualunque altra malattia terribilmente dolorosa - "No, tu non ti puoi suicidare, perché la tua vita appartiene a Dio"? La risposta che mi verrebbe spontanea è "E allora che se li tenga lui i miei dolori, e non rompa le palle a me". Ma nella sua infinita generosità, l'Altissimo (che non è Berlusconi, per definizione) concede la grazia di soffrire come bestie, di sperimentare picchi di dolore che forse neanche i nazisti hanno mai inflitto alle proprie vittime.
E allora, due cose.
La prima: spero un domani, quando toccherà a me, di avere la forza e la possibilità di scegliere io la mia morte, di potermi imbottire di beta-bloccanti e vodka (o barbiturici e rum, magari con un po' di lime e zucchero) senza dare a nessuno l'incombenza di farmi sto favore. E spero che nessuno osi sindacare la mia scelta, altrimenti l'ultimo mio gesto sarà quello di aprirlo in due, grande o piccolo che sia, laico o prete che sia.
La seconda: auguro a tutti coloro i quali s'indignano e lanciano anatemi contro costoro che decidono di smettere di soffrire, di passare anche solo la metà della sofferenza che tanto incensano. O di finire al San Raffaele, dove fino a qualche anno fa, la morfina non veniva somministrata perché il dolore nobilita...

Bene... ora una bella toccatina di palle e vado a fumarmi una sigaretta :o)
Baci

giovedì 17 luglio 2008

Un paese civile?

Notizia di ieri: entro il 2010 tutti saranno obbligati a dare le proprie impronte digitali per avere la carta d'identità, che riporterà tali impronte.

Wow!
Non vedo l'ora di infilarmi nella prima sede dell'anagrafe a farmi scannerizzare i diti, o meglio ancora, alla vecchia maniera, a tuffare il dito indice nell'inchiostro per poi spataccarlo su carta d'identità, tavolo, faccia dell'ufficiale dell'anagrafe e qualunque altro luogo preposto a essere spataccato.
Dico... ma stiamo scherzando?
Le mie impronte lo stato ce le ha già: avendo fatto i "3 giorni" (per i nati dopo il 1980, la visita di leva), mi hanno preso le impronte di tutta la mano sinistra e dei diti della mano destra. Ma a che scopo prelevare le impronte digitali? A che serve? E soprattutto, fatti = 0 i benefici, quanto ci costerà questa alzata d'ingegno?
Si parla di privacy, di "intercettazioni, anomalia tutta italiana" (come se fosse l'unica, ma di questo sproloquierò più avanti), di paese civile, di garantismo, di tutela del cittadino. E in tutto questo, le impronte digitali, che cosa stracazzo c'entrano???
Voglio dire, se ho intenzione di accoppare qualcuno, non penso che sia un problema per la polizia risalire alle mie impronte digitali, ma ho la stranissima, angosciante sensazione che potrebbero essere usate in modo come dire... improprio, ecco!
Quindi, cara Repubblica Italiana, il giorno in cui verrò a rinnovare la carta d'identità - sempre che non decida di farla che so, in Gran Bretagna o altro paese del mondo - non ti stupire se avrò accidentalmente pucciato un dito nel silicone: sono cose che capitano...

mercoledì 16 luglio 2008

Il Galateo del mio blog

Cari lettori fancazzisti, ecco di seguito alcune cosine che vorrei specificare a riguardo di questo coso chiamato blog:

1) Non istà dabbene parlar bene di persone che odio, y compris papi, presidenti americani texani, presidenti del consiglio nani, il mio capo, la figlia del mio capo, il figlio del mio capo;
2) Qualora ciò che leggete non vi piacesse, come dicono a Oxford, cazzi vostri :o)
3) Sono aperto al confronto, a patto che alla fine abbia ragione io; per qualsiasi dubbio, vi prego di contattare la mia psichiatra;
4) Qui si parla di tutto, di politica, di economia, di moda, di musica, di film, di profumi, di cibo, di vino, di sesso;
5) Qui NON si parla di: vagina (salvo che in termini denigratori), Forza Italia/PDL (same as above), calcio, Britney Spears, Paris Hilton, filosofia orientale, Grande Fratello, Amici;
6) Qui NON si parla bene di Bill Gates;
7) ... non mi viene.

Baci & abbracci
Fjo

Ci son cascato pure io

Ebbene sì, ci son cascato pure io. Ho sempre rifuggito l'idea di un blog, mi sembrava un modo di mettere in piazza gli affari miei.
Ma alla fin fine, che male può fare un po' di sano sfogo terapeutico di produzione propria?
Nessuno si aspetti che questo blog abbia alcunché di regolare: post, argomenti e quant'altro saranno trattati secondo uno sperimentato schema scientifico che viene normalmente definito "alla cazzo".
Ah... appena avrò cinque minuti pubblicherò una specie di elenco di norme e informazioni utili riguardo al blog: naturalmente, io potrò infrangere tali norme in qualunque momento, perché ciccètti, chì sun mì el padrun, avì capìi?
baci & abbracci
La Zia