mercoledì 30 luglio 2008

Come osate...?

[accento da baüscia milanese]
No... dico... ma vi pare? Come osate??
Come osate interrompere la circolazione delle metropolitane suicidandovi sulla linea 1? Stiamo scherzando? Qua c'è gente che lavora, gente che produce, non c'ha mica tempo da perdere!
E come osi tu ragazzino diciottenne farti ammazzare a Gardaland mentre raccogli una cartaccia? Ma disi, non potevi stare più attento, testina! Adesso vado in direzione e mi faccio rimborsare il biglietto: ho pagato, io, e pretendo un servizio!
E poi tutta la gente che si lamenta che i prezzi son cari: huei, gente, il mondo è una giungla, se vuoi arrivare, devi farti il culo, te gh'et de fass el parioeu, capito?
Ma non lo so... dove andremo a finire di questo passo?
[fine delirio]

sabato 26 luglio 2008

egoismo e pigrizia

Stasera sono molto pensieroso.
Sarà la stanchezza che quest'anno si sta facendo sentire più del solito, sarà che Fabio mi manca un sacco, sarà che è un periodo di fasi alterne, a tratti molto positive, a tratti negative, più spesso solo tediose. Ma è un periodo di tempo che penso, strano a dirsi, neh?
Stamattina per esempio riflettevo sull'Italia, sulle tante cose che in questo momento mi provocano reazioni inconsulte, bestemmie, incazzature e odio. E ho concluso che il più grande male del nostro paese è la nostra mentalità
Mi spiego.
Noi italiani abbiamo due grandissimi vizi, che sono l'humus su cui proliferano tutte le magagne del Bel paese (non quello che vende il lattaio): l'egoismo più o meno latente, e la pigrizia mentale.
Il primo è quello più evidente: il motto della Repubblica potrebbe benissimo essere "incula il prossimo tuo e sarai premiato". Siamo il popolo il cui obiettivo principale non è realizzare un sogno, ma inculare il prossimo, fregare la gente, spremere, limare, e rischiare il meno possibile. Gente che fa carte false per 50 euro in meno di tasse, che prima s'inventa l'inganno e poi fa la legge, che non riesce a fare le cose civilmente neppure quando si scaccola il naso. Esempi: la fila alle poste, in cui tutti stanno col coltello in mezzo ai denti perché ci sarà sempre qualcuno che cercherà di passare davanti; il buttare la carta delle sigarette per terra a meno di 40 cm dal cestino più prossimo; sbattere la macchina in seconda fila per delle mezz'ore fregandosene di chi ha posteggiato regolarmente. E queste sono solo le inezie. Ci sono poi presidenti del consiglio che usano il parlamento per sistemarsi le proprie beghe - vere o false che siano, un processo in tribunale non dovrebbe spaventare nessuno che sia davvero innocente; ci sono parlamentari che pur di non perdere il cadreghino hanno cambiato più partiti che calzini; ci sono amministratori pubblici che letteralmente distruggono aziende e istituzioni, e guadagnano in un anno più di quanto un'azienda di medie dimensioni possa produrre in 10 anni.
La pigrizia mentale invece è più subdola, colpisce più di rado, ma con danni assai più potenti. Una specie di atomica sociale, insomma. La pigrizia è quella che ha prodotto una legge sulla fecondazione assistita che è un vero aborto giuridico e umano (il pensiero della chiesa ha evitato a milioni di persone lo sforzo di usare il proprio, di pensiero...); che fa sì che si spendano miliardi di euro per ricercare, arrestare, processare e poi liberare i clandestini, ma che non si spenda un euro per evitare che quei clandestini debbano emigrare dai loro paesi; che nelle scuole guida si insegni ancora alla gente a suicidarsi in macchina, che si creino leggi e decreti per evitare le stragi del sabato sera, ma che non si insegni alla gente a guidare. Che fa nascere leggi proibizioniste, ma che impedisce un'educazione attenta e profonda sul sesso, sulle droghe, sull'alcol. E di esempi ce ne sarebbero altre centinaia.
Allora a questo punto mi chiedo: perché?
Perché non siamo capaci di creare istituzioni che funzionino davvero? Perché migliaia di studenti si ostinano a iscriversi all'università pur sapendo benissimo di essere delle capre, e non si tolgono dalle palle per far posto a chi è davvero capace? Perché centinaia di datori di lavoro cosiderano i dipendenti/collaboratori come limoni da spremere, e perché migliaia di lavoratori considerano lo stipendio come un diritto acquisito, e il lavoro come una sporca necessità da evitare ogni qual volta è possibile? Perché la gente non impara ad ammettere i propri limiti, e non comincia a rimboccarsi le maniche e a fare almeno il proprio dovere?
Non è una questione di destra, di sinistra, di ricchi o di poveri. Si tratta solo di bene comune, ossia la somma del bene di ciascuno di noi.

JFK disse, e Falcone citava spesso, questa frase:
"Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni.
Questa è la base di tutta la moralità umana."

Evidentemente, il nostro non è un paese morale.

mercoledì 23 luglio 2008

Non ho parole

Anzi, no, sticazzi... ne ho tante... anche troppe!
Quando si dice che la merda cambia colore, ma la puzza resta uguale... Ovviamente sto parlando del mio capo, Colui-che-vale-più-di-un-maggiore-ma-meno-di-un-generale. Ho appena avuto la riprova di quali vette eccelse possa raggiungere la grettezza umana, e tutto questo grazie a LUI, fulgido esempio di integrazione fra il peggio dell'Abruzzo e la feccia genovese. Dovrei proprio ringraziarlo per la sua immane generosità nel prodigare figure di merda degne dei momenti più alti della Presidenza del Consiglio targata Arcore.
Allora: un cliente procurato da suo figlio, degno erede del padre, mi chiede una traduzione in cinese, asseverata e legalizzata (gli iniziati capiranno di quale rottura di minchia si tratti). Naturalmente, in no time. E sfrange talmente le palle, questo simpatico avvocatino dal nome che ricorda il "traghettatore delle anime" di dantesca memoria, che alla fine ci prende per sfinimento e faccio partire la traduzione. Sì, proceda, abbiamo una fretta del diavolo, il cliente è fondamentale, figuriamoci se non paga. Poi 4 giorni di silenzio, e infine, la richiesta di sospendere tutto. Peccato che in the meantime il lavoro fosse già pronto. 2.500 euri di roba.
Totale: il cliente dice che non ha firmato nulla, quindi non ha intenzione di pagare. Sub-totale: Fjodor, sei un coglione.
Avviso immediatamente the Boss, e propongo uno scontissimo al cliente. Nada.
Riprovo: nada. Insomma, alla fine costui ci comunica ufficialmente che non paga. E ci dobbiamo tenere sul groppone 2.500 euri di roba.

OK. Mea culpa, mea culpa, meamaximaculpa (gesto; frattura di 2 costole). Cenere sul capo, mi tengo i miei insulti e amen. Intanto, tiro su i conti del mese, e risulta che siamo sopra del 70% rispetto ai mesi standard, e questo grazie a 2 clienti gestiti, allevati, coccolati e nutriti da moi. Lo faccio presente - umilmente - a Colui, dicendo che insomma, alla fin fine, mi sto facendo perdonare. Sorride, non dice nulla.

Oggi mi chiama in "sala riunioni" (mancano solo i rubinetti, e poi potrebbe essere spacciata per il terzo cesso dell'ufficio), e mi dice "Sai, stavo pensando che sì, insomma... per recuperare quei 2.000 e passa euro... magari... non so... non potresti fare qualche traduzione extra? Per esempio, c'è il sito che sarebbe da aggiornare con delle traduzioni in inglese... ecco... Quindi se potessi occupartene tu, per quanto riguarda il tipo di discorso..."

...
io basito
...

Ma subito mi viene in mente una cosa. E accetto, sorridente, di fare io quelle traduzioni.
Certo, ci mancherebbe!

Eh sì, caro il mio testa di merda, le farò proprio io quelle traduzioni. Ufficialmente.
Vai a scovare tutte le cartelle che affiderò a traduttori madrelingua, e che spalmerò su 4 o 5 lavori. Così, caro il mio testa-di-prostata, non solo prenderai nel culo i primi 2.500 euro, ma prenderai nel culo anche le cartelle di lavoro che "farò io". E stai tranquillo che userò il traduttore più caro della nostra scuderia, sai com'è, è un fatto di qualità...

Non ti sono bastate le centinaia di ore di straordinari che ti ho regalato? I sabati e le domeniche passati a guardare la posta per consegnare testi? Le ferie spostate all'ultimo per farti un favore? Le corse a destra e a manca ad asseverare lingue che non sapevo neanche esistessero, per farti guadagnare 42 euro rischiando la galera?
Evidentemente, no.

E allora, da oggi ti farai bastare le 8.00 ore spaccate che dedicherò alla tua azienda di merda. E ti farai bastare la voglia che avrò di lavorare, a seconda dei giorni. Vuoi mettermi alla porta? Fallo.

Poi però non lamentarti, se non avrai più neanche la porta...

lunedì 21 luglio 2008

il cibo

A volte mi vien di pensare che sono stato fortunaterrimo a nascere in Italia anziché in Finlandia. OK, non sto delirando, mi spiego: ve l'immaginate crescere a pane e renna? A non sentire mai il profumo di un pomodoro, lo scricchiolio di una carota mal lavata sotto i denti, il piacevole pizzicorio delle melanzane o del pecorino homemade, il benefico peso della cassoeula, l'aroma enigmatico di uno spicchio d'aglio che ha deciso di soggiornare nello stomaco per qualche giorno??
No, io senza cibo nun je la farei!
Esempio: ieri sera cena dall'Esimia, a base di pici con sugo di carne, seguita da vasca di gelato al cioccolato in 4 varianti. Rosso di Montefalco e Recioto a lucidare i condotti.
Ma come si fa a vivere senza tutto ciò?? Come si fa a sopravvivere a patate lesse, a scatolette, a cibi confezionati?
O senza caffè serio. O senza pizza, focaccia, pezzi di rosticceria, piadine, tigelle, crescioni, burlenghi, gnocchi fritti, pucce, calzoni, ecc.
Insomma, almeno in questo, W l'Italia.
E fanculo ai fautori del sashimi, del tandoori, della nouvelle cuisine. Sì, ok, è tutto buono. Ma prima di parlare di sashimi, assaggiate i mondeghili, un timballo di pasta, i tajarin coi fegatelli, la trippa, o una banalissima frittata fatta come si deve. E sant'iddio, basta con sto Nero d'Avola, ha rotto le palle! Ci sono vini spettacolari in Italia, dal Sangiovese al Taurasi, dal Gavi al Pecorino (sì, c'è un'uva - e un vino - che si chiama così), dalla Freisa all'Aglianico, ecc. ecc.
Non è una questione di nazionalismo o di Made in Italy: è che vi perdete veramente tanto.
E se proprio insistete, cazzi vostri, non sapete che cosa vi perdete!
burp!

domenica 20 luglio 2008

oggi no

oggi non sono in vena... sarà che il tè delle cinque mi è rimasto sullo stomaco, sarà che ho appena fatto il bagno nella candeggina mentre lavavo la pattumiera... bah... oggi va così.
Mi darò allo sgrassatore, magari a furia di respirarne mi scende un po' sta cazzo di pancetta :o)
(perché riesco a essere idiota anche quando ho il cervello in overload? bah... devo chiamare un neurologo e chiedergli se esiste un'area apposta per la coglionaggine: la mia deve essere bella grandina).

venerdì 18 luglio 2008

RUBRICA: Il bestiario della Zia

Comincio una nuova rubrica, in cui inserirò alcune perle che trovo sui vari testi che rivedo, o sulle mail di clienti e fornitori, o che scrivo io - perché modestamente, quanto a cazzate son secondo a pochi:

- Senta, ma allora quanto ci consuntivate per questo lavoro?

B- Scusa, ma il pranzo al sacco come si dice in inglese?
Z- Packed lunch
B- Ah, non pocket lunch? (B. è laureata in inglese, n.d.Z.)

- Okeizziamo il preventivo.

Di sto passo, la prossima puntata a breve.

ok, cominciamo...

Di questi giorni la notizia di una sentenza di tribunale (cassazione? boh, nun me ricordo) in cui si acconsente all'interruzione dell'alimentazione forzata di una povera crista che da 16 anni vegeta in un letto d'ospedale.
OK, l'argomento è parecchio spinoso, lo ammetto. Anche se mi verrebbe da dire che in realtà l'argomento in sé non è per niente spinoso, ma che è stato reso tale da una piccola cosa. Una cosina che si chiama cattolicesimo, e che si esprime sotto varie forme nei quattro angoli del pianeta (che anche se è rotondo, i suoi begli angoli ce li ha lo stesso). Il fatto è che grazie a una determinata visione del mondo, fatta propria e in parte generata da chi si rifà alla dottrina cattolica, o alla fede cristiana più in generale, oggi come oggi nessuno può dire di essere del tutto padrone della propria vita. E della propria morte, che ne è la naturale conclusione.
Nulla conta il fatto che una persona esprima la propria volontà nel pieno delle proprie facoltà, né che nulla e nessuno abbiano ancora dimostrato un'appartenenza dell'essere umano a qualsivoglia ente superiore - che a sua volta non ha ancora palesato la propria esistenza. Insomma, a me sta sul culo che tu decida di non soffrire, quindi stai qua e muori agonizzando, full stop: questo pare essere il ragionamento che anima tante testoline più o meno clericali in Italia e nel resto dell'orbe terracqueo.
Be', se non si fosse capito, a me non sta bene. Io voglio andarmene come voglio io, non come vuole qualcun altro. Non ho potuto dirigere io l'apertura del sipario su questa vita, almeno che l'uscita di scena la decida io!
Come si fa a dire a un malato terminale - di cancro, di AIDS, di diabete, di Parkinson, o di qualunque altra malattia terribilmente dolorosa - "No, tu non ti puoi suicidare, perché la tua vita appartiene a Dio"? La risposta che mi verrebbe spontanea è "E allora che se li tenga lui i miei dolori, e non rompa le palle a me". Ma nella sua infinita generosità, l'Altissimo (che non è Berlusconi, per definizione) concede la grazia di soffrire come bestie, di sperimentare picchi di dolore che forse neanche i nazisti hanno mai inflitto alle proprie vittime.
E allora, due cose.
La prima: spero un domani, quando toccherà a me, di avere la forza e la possibilità di scegliere io la mia morte, di potermi imbottire di beta-bloccanti e vodka (o barbiturici e rum, magari con un po' di lime e zucchero) senza dare a nessuno l'incombenza di farmi sto favore. E spero che nessuno osi sindacare la mia scelta, altrimenti l'ultimo mio gesto sarà quello di aprirlo in due, grande o piccolo che sia, laico o prete che sia.
La seconda: auguro a tutti coloro i quali s'indignano e lanciano anatemi contro costoro che decidono di smettere di soffrire, di passare anche solo la metà della sofferenza che tanto incensano. O di finire al San Raffaele, dove fino a qualche anno fa, la morfina non veniva somministrata perché il dolore nobilita...

Bene... ora una bella toccatina di palle e vado a fumarmi una sigaretta :o)
Baci

giovedì 17 luglio 2008

Un paese civile?

Notizia di ieri: entro il 2010 tutti saranno obbligati a dare le proprie impronte digitali per avere la carta d'identità, che riporterà tali impronte.

Wow!
Non vedo l'ora di infilarmi nella prima sede dell'anagrafe a farmi scannerizzare i diti, o meglio ancora, alla vecchia maniera, a tuffare il dito indice nell'inchiostro per poi spataccarlo su carta d'identità, tavolo, faccia dell'ufficiale dell'anagrafe e qualunque altro luogo preposto a essere spataccato.
Dico... ma stiamo scherzando?
Le mie impronte lo stato ce le ha già: avendo fatto i "3 giorni" (per i nati dopo il 1980, la visita di leva), mi hanno preso le impronte di tutta la mano sinistra e dei diti della mano destra. Ma a che scopo prelevare le impronte digitali? A che serve? E soprattutto, fatti = 0 i benefici, quanto ci costerà questa alzata d'ingegno?
Si parla di privacy, di "intercettazioni, anomalia tutta italiana" (come se fosse l'unica, ma di questo sproloquierò più avanti), di paese civile, di garantismo, di tutela del cittadino. E in tutto questo, le impronte digitali, che cosa stracazzo c'entrano???
Voglio dire, se ho intenzione di accoppare qualcuno, non penso che sia un problema per la polizia risalire alle mie impronte digitali, ma ho la stranissima, angosciante sensazione che potrebbero essere usate in modo come dire... improprio, ecco!
Quindi, cara Repubblica Italiana, il giorno in cui verrò a rinnovare la carta d'identità - sempre che non decida di farla che so, in Gran Bretagna o altro paese del mondo - non ti stupire se avrò accidentalmente pucciato un dito nel silicone: sono cose che capitano...

mercoledì 16 luglio 2008

Il Galateo del mio blog

Cari lettori fancazzisti, ecco di seguito alcune cosine che vorrei specificare a riguardo di questo coso chiamato blog:

1) Non istà dabbene parlar bene di persone che odio, y compris papi, presidenti americani texani, presidenti del consiglio nani, il mio capo, la figlia del mio capo, il figlio del mio capo;
2) Qualora ciò che leggete non vi piacesse, come dicono a Oxford, cazzi vostri :o)
3) Sono aperto al confronto, a patto che alla fine abbia ragione io; per qualsiasi dubbio, vi prego di contattare la mia psichiatra;
4) Qui si parla di tutto, di politica, di economia, di moda, di musica, di film, di profumi, di cibo, di vino, di sesso;
5) Qui NON si parla di: vagina (salvo che in termini denigratori), Forza Italia/PDL (same as above), calcio, Britney Spears, Paris Hilton, filosofia orientale, Grande Fratello, Amici;
6) Qui NON si parla bene di Bill Gates;
7) ... non mi viene.

Baci & abbracci
Fjo

Ci son cascato pure io

Ebbene sì, ci son cascato pure io. Ho sempre rifuggito l'idea di un blog, mi sembrava un modo di mettere in piazza gli affari miei.
Ma alla fin fine, che male può fare un po' di sano sfogo terapeutico di produzione propria?
Nessuno si aspetti che questo blog abbia alcunché di regolare: post, argomenti e quant'altro saranno trattati secondo uno sperimentato schema scientifico che viene normalmente definito "alla cazzo".
Ah... appena avrò cinque minuti pubblicherò una specie di elenco di norme e informazioni utili riguardo al blog: naturalmente, io potrò infrangere tali norme in qualunque momento, perché ciccètti, chì sun mì el padrun, avì capìi?
baci & abbracci
La Zia