sabato 26 luglio 2008

egoismo e pigrizia

Stasera sono molto pensieroso.
Sarà la stanchezza che quest'anno si sta facendo sentire più del solito, sarà che Fabio mi manca un sacco, sarà che è un periodo di fasi alterne, a tratti molto positive, a tratti negative, più spesso solo tediose. Ma è un periodo di tempo che penso, strano a dirsi, neh?
Stamattina per esempio riflettevo sull'Italia, sulle tante cose che in questo momento mi provocano reazioni inconsulte, bestemmie, incazzature e odio. E ho concluso che il più grande male del nostro paese è la nostra mentalità
Mi spiego.
Noi italiani abbiamo due grandissimi vizi, che sono l'humus su cui proliferano tutte le magagne del Bel paese (non quello che vende il lattaio): l'egoismo più o meno latente, e la pigrizia mentale.
Il primo è quello più evidente: il motto della Repubblica potrebbe benissimo essere "incula il prossimo tuo e sarai premiato". Siamo il popolo il cui obiettivo principale non è realizzare un sogno, ma inculare il prossimo, fregare la gente, spremere, limare, e rischiare il meno possibile. Gente che fa carte false per 50 euro in meno di tasse, che prima s'inventa l'inganno e poi fa la legge, che non riesce a fare le cose civilmente neppure quando si scaccola il naso. Esempi: la fila alle poste, in cui tutti stanno col coltello in mezzo ai denti perché ci sarà sempre qualcuno che cercherà di passare davanti; il buttare la carta delle sigarette per terra a meno di 40 cm dal cestino più prossimo; sbattere la macchina in seconda fila per delle mezz'ore fregandosene di chi ha posteggiato regolarmente. E queste sono solo le inezie. Ci sono poi presidenti del consiglio che usano il parlamento per sistemarsi le proprie beghe - vere o false che siano, un processo in tribunale non dovrebbe spaventare nessuno che sia davvero innocente; ci sono parlamentari che pur di non perdere il cadreghino hanno cambiato più partiti che calzini; ci sono amministratori pubblici che letteralmente distruggono aziende e istituzioni, e guadagnano in un anno più di quanto un'azienda di medie dimensioni possa produrre in 10 anni.
La pigrizia mentale invece è più subdola, colpisce più di rado, ma con danni assai più potenti. Una specie di atomica sociale, insomma. La pigrizia è quella che ha prodotto una legge sulla fecondazione assistita che è un vero aborto giuridico e umano (il pensiero della chiesa ha evitato a milioni di persone lo sforzo di usare il proprio, di pensiero...); che fa sì che si spendano miliardi di euro per ricercare, arrestare, processare e poi liberare i clandestini, ma che non si spenda un euro per evitare che quei clandestini debbano emigrare dai loro paesi; che nelle scuole guida si insegni ancora alla gente a suicidarsi in macchina, che si creino leggi e decreti per evitare le stragi del sabato sera, ma che non si insegni alla gente a guidare. Che fa nascere leggi proibizioniste, ma che impedisce un'educazione attenta e profonda sul sesso, sulle droghe, sull'alcol. E di esempi ce ne sarebbero altre centinaia.
Allora a questo punto mi chiedo: perché?
Perché non siamo capaci di creare istituzioni che funzionino davvero? Perché migliaia di studenti si ostinano a iscriversi all'università pur sapendo benissimo di essere delle capre, e non si tolgono dalle palle per far posto a chi è davvero capace? Perché centinaia di datori di lavoro cosiderano i dipendenti/collaboratori come limoni da spremere, e perché migliaia di lavoratori considerano lo stipendio come un diritto acquisito, e il lavoro come una sporca necessità da evitare ogni qual volta è possibile? Perché la gente non impara ad ammettere i propri limiti, e non comincia a rimboccarsi le maniche e a fare almeno il proprio dovere?
Non è una questione di destra, di sinistra, di ricchi o di poveri. Si tratta solo di bene comune, ossia la somma del bene di ciascuno di noi.

JFK disse, e Falcone citava spesso, questa frase:
"Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni.
Questa è la base di tutta la moralità umana."

Evidentemente, il nostro non è un paese morale.

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